
Dopo oltre un anno di nomadismo il progetto FART (www.fartgallery.it) prende casa. È una necessità non solo lavorativa che risponde al bisogno di stabilirsi e costruire qualcosa che si intente, e si spera, duraturo.
FART è stata la radice, ciò che sta nascendo ne è il naturale germoglio. L'origine è comune ma, come le parti di un albero che hanno tutte nomi diversi, questo spazio avrà un nuovo nome.
Si chiamerà VAN DER. Il prefisso di un cognome olandese traducibile con la preposizione italiana “da”. Un'indicazione di provenienza non svelata per un'identità che si svelerà di volta in volta a seconda delle mostre, dei progetti, delle idee che lo spazio ospiterà.
domenica 7 aprile 2013
giovedì 17 gennaio 2013
CRISTIANO TASSINARI -- SET UP ART FAIR -- BOLOGNA
CRISTIANO TASSINARI
a cura di Roberta Pagani
VAN DER -- SET UP CONTEMPORARY ART FAIR
Bologna -- Autostazione (50 metri dalla Stazione Centrale) -- Stand 26
24 - 27 gen. -- h. 18.00 - 1.00
mercoledì 28 novembre 2012
PRINT ABOUT ME 2012
Print
About Me e VAN DER sono liete di presentare la mostra, con inaugurazione il
30 novembre, dei 21 finalisti al secondo contest internazionale di
grafica d'arte.
A
selezionare i vincitori, tra gli oltre 150 artisti che hanno
partecipato al concorso, la giuria composta da: Maciej Buszewicz,
professore di grafica all'Accademia di Belle Arti di Varsavia; Isidro
Ferrer, illustratore e graphic designer spagnolo; Supalife,
galleria berlinese di grafica d'arte; Olga Gambari,
giornalista, critica d'arte e curatrice; Pietro Corraini,
grafico ed editore.
Le
opere dei vincitori, tirate in 30 esemplari secondo tecniche
calcografiche, serigrafiche e xilografiche, saranno esposte al
pubblico e messe in vendita durante la mostra. Il 60% del
ricavato andrà all'artista, mentre il 40% finanzierà il progetto
nelle sue attività e nelle future edizioni del premio.
Dopo
la presentazione a Torino, la mostra diventerà itinerante.
Prima tappa a Roma, dove dal 6 dicembre una parte della tiratura
delle stampe sarà esposta alla galleria-libreria Liberi Di.
Proseguirà poi in un itinerario che la porterà tra gallerie, spazi
espositivi e fiere d'arte d'Italia e d'Europa. Tra le tappe
dell'edizione 2011: Milano, Napoli, Roma, Bolzano e Ginevra.
Il
progetto Print About Me è curato dall’associazione Arteco, il
laboratorio Inamorarti, la stamperia Ohne Titel Grafik,
l'illustratore e graphic designer Moisi Guga e lo spazio d'arte VAN
DER.
Dal
4 al 23 dicembre, oltre alla mostra, VAN DER ospiterà anche un
temporary shop con una selezione di stampe e autoproduzioni di
altri artisti vicini alle tematiche e alla filosofia progetto.
Il
5 dicembre alle ore 18.30,
sempre nello spazio della mostra, Enrico Brizzi leggerà alcuni
brani del suo nuovo romanzo Lorenzo Pellegrini e le donne
edito da Italica Edizioni.
Elenco
dei finalisti: Simone Antonello, Paolo Berra, Roberto Blefari,
Daniele Catalli, Sonia Cucculelli, Dalia Del Bue, Lucy Driscoll,
Francesco Geronazzo, Franco Giolitti, Moisi Guga, Lorenza Natarella,
Flavio Palasciano, Salvatore Piazzolla, Simone Pizzinga, Alessandra
Psacharopulo, Giorgio Rubbio, Irene Rinaldi, Alessandro Ripane, Wim
Starkenburg, Elisa Talentino, Lucio Villani.
venerdì 2 novembre 2012
venerdì 19 ottobre 2012
IL GIUSTO MOMENTO PER SALTARE
Mi
viene da partire dall'attualità. Da Felix Baumgartner e dal suo
salto da trentanovemila metri che a scriverlo in lettere fa quasi più
impressione che in numeri.
Io
l'ho visto in diretta quel salto. Ero in una piccola fiera a Milano
e, approfittando di un momento di calma, con i vicini di stand ho
seguito il live di questa pazzia, o impresa, o test scientifico, o
pubblicità estrema.
Ho
seguito, dicevo, tutte le ultime fasi della missione Stratos. Ho
visto la capsula Zenith (che sembrava una campana per la raccolta
differenziata, solo più tecnologica) salire ben oltre quanto ci si
aspettasse. Ho visto la stessa capsula fermarsi a quegli ormai famosi
trentanovemila metri. Ho visto Baumgartner slacciarsi la cintura come
se scendesse dall'auto dopo aver parcheggiato e invece affacciarsi su
quella che sotto sembrava una sfera di fango (era sospeso sul New
Mexico, stato americano non troppo famoso per il suo verdeggiare),
circondata da un alone blu che scompariva nel nero dello spazio fuori
atmosfera. Ho visto Baumgartner nella sua tuta da 250mila dollari
(con la visiera che però si appannava a ogni respiro come in un
qualsiasi casco da motorino) affacciarsi oltre il portellone e
guardare giù. L'ho visto fare il saluto che i militari rivolgono ai
propri superiori (avrà salutato il Signore?) e, subito dopo, l'ho
visto saltare.
Baumgartner
per due motivi. Il primo è che la decisione di aprire uno spazio
espositivo è un salto (metaforico) e lo è anche quello di Mario di
fare la sua prima mostra proprio qui.
Il
secondo sta nell'assonanza tra Baumgartner, il celebre austriaco
supersonico di cui prima, e Baumgarten, filosofo tedesco del
Settecento che è stato il padre (o padrino) della parola estetica.
Nel
1735 Alexander Gottlieb Baumgarten coniò il neologismo aesthetica
nella sua tesi di laurea “Meditazioni filosofiche su argomenti
concernenti la poesia”. La parola nacque dalla fusione, o crasi per
dirla con il termine giusto, della parola greca αἴσθησις
(simboli astratti per chi non ha fatto il classico), che significa
"sensazione", e del verbo αἰσθάνομαι (di nuovo
simboli astratti), ovvero “percepire”. Mettendo assieme le due
cose: "percepire attraverso i sensi".
Ecco.
Rimaniamo qui, nel terreno
della conoscenza non intellettuale ma viscerale e spontanea.
Quello
che mi piace dei lavori di Mario è proprio la loro spontaneità.
Sono schizzi in cui si vede la velocità del gesto sempre in bilico
tra controllo e perdita, ma in cui si può anche sentire l'eco di un
lungo viaggio (dopo tutto è nella natura dello schizzo tenere
traccia del movimento) che lascia intuire una provenienza remota ma,
in qualche modo, familiare. Una vicinanza nella lontananza creata da
immagini che si sostituiscono ai lemmi del dizionario e vanno oltre
le definizioni, lasciando la scoperta del loro significato alla
percezione di chi le guarda.
Una
libertà che è prima di creazione e poi di interpretazione, data dal
fatto che i lavori sono nati nell'attimo in cui quella era l'unica
cosa possibile da fare. In una limitata frazione di tempo dove non
c'è spazio per la meditazione, la mediazione, il ripensamento,
l'errore. Momenti di una purezza tale che non darà mai spazio al
rimpianto e che nessun giudizio potrà mai rovinare.
Credo
che questa giusta spontaneità sia la stessa che ha spinto Mario a
esporre i suoi lavori e che mi ha fatto decidere di aprire uno spazio
in cui insieme abbiamo trovato il giusto momento per saltare.
Un
po' come Baumgartner, perché questi sono i nostri trentanovemila
metri.
giovedì 11 ottobre 2012
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